Archivio per febbraio, 2013

sono urbanista, da venti anni la parola stessa “urbanistica” è stata resa priva di valore in tutto il territorio nazionale, e questo contro tutte le ragioni di natura e di tutela storica-ambientale artistica, una vera pazzia. Intorno alla fine degli anni 80 lavorai al piano paesistico regionale delle Marche, tutti noi studenti immaginavamo un territorio compreso e valorizzato nelle sue caratteristiche pedemontane, piccoli borghi distanziati tra loro da un sapiente secolare uso agricolo del territorio e una costa a vocazione turistica con piccoli insediamenti caratterizzati a circa 20 km uno dall’altro . Confrontando le foto di allora allo stato attuale sembra di vivere un incubo, sembra ci abbiano preso totalmente per i fondelli a partire proprio da quel piano paesistico che invece di essere la partenza di un bel sogno di gestione del territorio da lasciare alle future generazioni, ha segnato la fine stessa della pianificazione a favore del brokeraggio “da colata” becero e diffuso. Io stessa ho parlato con agricoltori,(figli di agricoltori però ora impiegati in banca) convinti di fare soldi facili, che venivano a chiedere quanti metri cubi, quanta lottizzazione, quanti soldi. La qualità urbanistica e edilizia del costruito negli ultimi venti anni è palesemente scarsa e pericolosa per il contesto idrogeologico, culturale, paesistico e architettonico. Ancor più psicologicamente destabilizzante per chi si trova a nascere e abitare in un territorio di nessuno, dove qualsiasi riferimento geografico, monumentale, di identità sociale è cancellato da un blob cementizio anonimo.Propongo piani mirati paesistici di demolizione e riqualificazione a fini ricettivi, agricoli e di promozione turistica, previo esproprio e compartecipazione dei proprietari. Propongo uffici tecnici gestiti a livello sovracomunale, meno “sensibili” al proliferare dissennato delle sirene speculative del quartierino.

la visone bioculare di cui la selezione genetica ci ha dotato fa parte dell’apparato più raffinato e sensibile come tale di possibili successive modificazioni. Essere assorbiti, dalla nascita in poi, per ore e ore ogni giorno dalla visione totalmente assiale e passiva delle immagine della tv, produce modifiche di tale sensibile apparato. E siccome l’occhi e la mente sono collegati da specifiche attività neuronali, qualsiasi modifica percettiva a livello visivo si traduce in modifica percettiva della risposta psicologica all’ambiente. Gìà ora sono state registrate ve modificazioni dell’assetto neuropercettivo degli stimoli che non prevedono più la reattività a 360°, ad esempio, degli stimoli uditivi, questi sono percepiti ottimamente solo se provenienti da fonti assiali, lo schermo tv.

negli ultimi venti anni anche vivere il territorio, un territorio sempre più piatto e anonimo, dove la speculazione edilizia ha di fatto annullato le emergenze paesistiche e culturali che sapevano orientare e dare senso di appartenenza all’individuo, ha subito un’amputazione percettiva fisica e psicologica. Fisica, poichè progetti dii trasporti pubblici “sensati”, cioè che si adattavano alla specificità del territorio, sono stati abbandonati e misconosciuti, psicologica perchè l’anonimato degli spostamenti in auto segna le nuove generazioni che hanno perso parte dell’intelligenza “spaziale”, una facoltà che ha segnato la sopravvivenza stessa del genere umano sulla terra.

non spremiamo la città

brontosauri